giovedì 1 marzo 2012

Lambrusco

Stasera bevo alla mia salute.
Mi verso il vino in un bicchiere qualsiasi. Un vino della mia terra, un rosso porpora che i sommelier alla moda disdegnerebbero di certo. Ne bevo grandi sorsate, senza centellinarlo, a piena gola.
E a piena gola rido, sento il suo sapore di more, di lamponi, di fragole mature, sento le bollicine leggere che frizzano sulla lingua. Poi arriva l'amaro del tannino, che asciuga la bocca, ma non troppo.
Brindo a me, perchè oggi è tutto diverso.
Sospiro di sollievo, finisco il bicchiere, ne verso ancora.
Oggi mi svesto di tutto, dell'attesa, della tristezza, dei ricordi, delle speranze. Sono come vestiti invernali troppo pesanti, oramai, in quest'aria nuova. Oggi smetto di chiedermi il perché. Non voglio più essere quella che piange e che non riesce a mangiare o a dormire mentre tu ridi e fai l'amore con un'altra.

Da oggi voglio essere diversa.

Faccio un altro brindisi e mi prometto di cercare la felicità tenacemente; nei libri, nelle canzoni, nei cibi buoni e nei vini che amo, nei fiori e negli angoli di luce, nell'acqua. In tutte le cose da cui posso prenderla, cercherò la gioia, strappandola coi denti a questa vita bella e crudele che non mantiene mai le sue promesse.
Giuro solennemente di mettere tutto in un cassetto e di ricominciare.
Sono un po' ammaccata sì, ma le cicatrici non sono mortali. Sono viva, dopotutto.
Sono ancora qui, golosa di vita, ancora sognatrice tenera e esigente, forte e sola e tranquilla.
Bevo, e mando giù tutto insieme al vino: le parole che mi hanno ferito, i silenzi, i rifiuti, tutto.
Basta ripensare, basta girare in tondo intorno a te.
Non mi interessa più. Troppo tempo è passato, troppa vita. Niente più importa.

Appoggio il bicchiere, e ti lascio andare. Vai per la tua strada, non ti trattengo più. Non avrei mai lasciato la tua mano, mai, se solo tu avessi stretto forte la mia. Lo sai.

Non mi trattieni più.
La vita chiama forte il mio nome, il mio nome solo.
Rispondo.
Adesso è il mio turno.

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