Dopo i momenti più difficili, mi capita sempre.
Io vivo appannata. Come se ci fosse da qualche parte una manopola per abbassare l'intensità, una specie di termostato. Quando rischio di soccombere, zac, abbasso il volume.
Tutto arriva attutito come attraverso strati di ovatta. Rido moderatamente, mi commuovo poco.
Al mio posto c'è l'androide X-319-AJ, mentre io mi sono lasciata da qualche parte a riposare. Spero di essere vicino al mare, almeno. Sto lì seduta con le braccia intorno alle ginocchia, cercando di occupare meno posto possibile, che ai confini tutt'intorno a me la memoria, la nostalgia, la realtà e altri mostri simili mi assediano aspettando al buio.
L'androide intanto fa quel che deve, incontra gente, arrossisce ai complimenti, risponde al telefono, cose così insomma. Non si emoziona, non si scompone, non si rallegra, non si intristisce, non spera. Fa il suo sporco lavoro. Para i colpi e mi tiene al sicuro.
Intanto io canticchio note senza parole, che le parole mi riportano troppo dentro me stessa e fanno male. Non riesco a leggere, inizio a scrivere e cancello, non guardo film, non ascolto musica. A volte guardo la tv, anche se perfino l'androide si accorge che fa schifo.
Certo che è veramente bravo. Scrive perfino i post.
Già
RispondiEliminaDunque non sono la sola..io non avevo dato un nome alla mia versione "appannata". Ora ci penso.
Eh, bisogna pur difendersi in qualche modo. (anche il mojito aiuta, eh)
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