mercoledì 5 settembre 2012

Lambrusco (ancora)

Si dovrebbe fare sempre così nei giorni di pioggia, stare vicini e insieme a tanta gente, col bicchiere in mano e i dieci gradi del lambrusco nel sangue, a scaldare la voce, a far brillare gli occhi.
Così, con persone nuove mai viste prima, per lasciarsi indietro tutto il passato, quel che siamo stati e che gli altri ancora ci appiccicano addosso come le etichette sui libri scontati, che non riesci a levare neanche a morire.
Vivere così, dopo aver vinto le menate adolescenziali che ci portiamo dietro sempre, anche quando arrivano le rughe al posto dei brufoli. Mangiare cose buone, bere vino, avere accanto sempre qualcuno da abbracciare, per la gioia di vederlo, per l'allegria di stare insieme, per parlare ma anche solo per ascoltare voci umane, accenti diversi, scoppi di risa, qualsiasi cosa che non sia un silenzio.
Stendere la mano e trovarne un'altra che ti stringe, essere stanca e avere una spalla vicina su cui appoggiare la testa, aver voglia di coccole e trovare braccia aperte lì pronte, così dovrebbe essere, sempre.
Non come quei giorni in cui l'unico contatto fisico che hai è quando il negoziante ti lascia il resto in mano.