lunedì 27 febbraio 2012

Un elefante in una cristalleria

Il fatto è che io quando sento parlare del famoso elefante in una cristalleria mi sento sempre un po' confusa.
Normalmente ci si riferisce ad un essere grande e sgraziato che ciecamente distrugge piccoli bicchieri delicati, vasi trasparenti, effimere opere d'arte cristallina.

Io invece penso ad una creatura possente troppo lontana da casa sua, mortificata e costretta dentro ad uno spazio angusto, ferita da milioni di piccole schegge affilate.

Sono strana io, lo so.

domenica 26 febbraio 2012

Le mie parole

Sono sparite tutte le parole.

I nomi delle cose non li ricordo più, scivolano liquidi tra le mie dita mentre provo ad afferrarli.
Non capisco quel che succede, perché non riesco a chiuderlo in una frase che abbia senso compiuto. La realtà sfarfalla davanti ai miei occhi, diafana come un miraggio. Non so dire niente di me, tranne qualche riga che esce a fatica, incompleta, riluttante. Mi sembra a volte di pensare in una lingua non mia.
Sei andato via, e come ha fatto il pifferaio magico coi bambini della favola, ti sei preso le mie parole.
Le ho usate così tanto per te, come carezze come corazze come soldati o come spine o come cibo o come sorrisi, che ti si sono incollate addosso, dimentiche di chi le aveva mandate. Ora puoi darle a chi vuoi, a chiunque.
Sono un po' lise ma buone e forti. Non sono più mie.

Io resto qui, a disegnare arabeschi in aria, col dito.

domenica 19 febbraio 2012

Cambiare idea

Quando ti ho visto la prima volta eri un nome, una foto, una cicatrice.
Non è mai un bel biglietto da visita essere una cicatrice.
Da lontano ci guardavamo in cagnesco, ad un solo grado di separazione. Ci siamo fatte del male, reciprocamente, a volte inconsapevolmente e a volte meno.
Succede.
Io vedevo oggetti che non potevano essere che tuoi, sentivo le canzoni che avevi ascoltato anche tu, guardavo lo stesso paesaggio che vedevi tu, e di tanto in tanto una fitta mi colpiva allo stomaco, e pensavo alla cura e all'amore che avevi avuto. Mi commuovevo, a volte.
Sai, io sono molto brava a commuovermi e a immedesimarmi. Sono le cose che mi riescono meglio.
Piano piano ci siamo avvicinate, per merito di chi, suo malgrado, si trovava tra noi due. Abbiamo parlato di piccolezze, per iniziare, e siamo andate avanti. Uno scalino alla volta.
Nessuna delle due è brava a portare rancore, per fortuna. Nessuna delle due sa essere testardamente attaccata ad una convinzione sbagliata. Abbiamo cambiato idea, l'una sull'altra.

Ora io sono come eri tu, quando ho sentito parlare di te la prima volta. Sono una ex. Brutta razza.
Certe cose riesco a dirle solo a te. Perché sai esattamente di chi sto parlando, non ho bisogno di spiegarti. Conosci il valore di quello che ho perso, sai cosa volevo e ho soltanto sfiorato, e ricordi la strada che io devo ancora percorrere, lentamente, faticosamente. Sai tutto.
Sono la ex del tuo ex. Sei la ex del mio ex.

Arriverà presto un'altra per cui sarò io, stavolta, un nome, una foto, una cicatrice.
Avrò bisogno di te, lo sai vero?
Dimmi che questo vuoto diventa in qualche modo gestibile, sopportabile.
Dimmi che l'amore non finisce, che cambia solo forma, colore, consistenza. Che gli unici sentimenti che se ne vanno lasciando solo ricordi lontani sono l'invidia, la rabbia, la disperazione.
A te crederò.

Sono contenta di averti trovata, anche se in modo poco usuale. Sei una delle poche cose buone che riesco a vedere chiaramente intorno a me, in questi giorni grigi.
Ti voglio bene, A.
Buon compleanno.

giovedì 16 febbraio 2012

Improvviso

Improvviso e inaspettato, arriva un giorno così.
Il cielo pare un lenzuolo azzurro messo ad asciugare, il sole ti costringe ad alzare la testa, a respirare a fondo, con gli occhi chiusi. L'aria accarezza i rami nudi, bisbigliando parole che sanno di foglie.
La neve copre ancora la terra, quasi volesse chiederle di continuare a dormire. I semi obbedienti, nel buio, sognano radici e germogli.

Sembra già primavera.
Fuori.

martedì 14 febbraio 2012

San Valentino

Non ho un buon rapporto con questo giorno.
A 13 anni, età della mia prima cotta, avevo comprato un portachiavi ad orsetto con in mano un cuore. Con sforzi sovrumani ero riuscita a darlo al mio morosino di allora balbettando in qualche modo un "buon San Valentino" appena percepibile dall'orecchio umano.
La risposta fu "Non posso tenerlo, se lo trova mia mamma mi vergogno".
Mi ricordo di aver sentito distintamente un forte CRASH! nell'angolo del cuore dove abitavano le principesse Disney.
Il mio primo moroso serio decise proprio a San Valentino che era giunto il momento di dirmi che aveva appena ricevuto picche da una sua compagna di università che lui aveva invitato a cena, e che forse io e lui avevamo un problema. Mi ricordo di essere rimasta senza parole perché, pur non avendo un gran senso dell'ordine, mi pareva che qualcosa non andasse.
Avevo voglia di consolarlo, di mandarlo affanculo , di ridergli in faccia e di prenderlo a sprangate in varie parti del corpo, contemporaneamente. Con una leggera prevalenza di sprangate, però.
Altro moroso, altro giorno degli innamorati. Eravamo a cena fuori in questo locale pieno di coppie e di candele accese. Un po' da pelle d'oca, lo so. Non in senso buono, intendo.
Avevo bevuto come se non esistesse il mal di testa post sbornia, e mentre ridevo con la grazia e l'eleganza di Wanna Marchi mi presero fuoco i capelli; praticamente tutti ridevano, compreso il proprietario, le cameriere e il mio fidanzato (che peraltro aveva un tresca da mesi con un'altra tizia).
Stasera resterò a casa, con un pacchetto nuovo di caramelle al miele, uno di sigarette e un po' di alcol sotto varie forme, a cercare di tenere insieme i pezzettini del mio stupido cuore che sì, vorrebbe festeggiarlo degnamente prima o poi, questo San Valentino.
Ma così, senza pretese, giusto per vedere che effetto fa.
I cuori, si sa, non sono mai molto lungimiranti.